Le manipolazioni osteopatiche possono ridurre la percezione del dolore e migliorare la mobilità della colonna vertebrale nei pazienti con degenerazione del disco intervertebrale.
Quasi tutti nell’arco della vita, dai più ai meno giovani, abbiamo provato almeno una volta cosa voglia dire avere mal di schiena, e quanto invalidante possa essere. Secondo le statistiche alcune delle cause più comuni del mal di schiena sembrano essere le malattie del disco intervertebrale, di cui la forma più nominata è sicuramente la famosa ernia del disco.
Essa in pratica consiste nella fuoriuscita di materiale discale dalla propria sede a causa delle continue sollecitazioni sopportate dalla colonna vertebrale. Questa diverrà particolarmente dolorosa nel momento in cui andrà a comprimere le radici nervose, causando spesso irradiazioni del dolore verso l’arto inferiore o superiore a seconda del livello dell’ernia: si parlerà di frequente in questi casi di sciatalgia, cruralgia o cervico-brachialgia.
Le possibili terapie conservative, che non prevedono cioè l’intervento chirurgico, sono tutt’ora molto scarse, così il trattamento si realizza principalmente attraverso l’assunzione di farmaci, un’opzione non sempre gradita ai pazienti, a causa dell’ormai diffusa consapevolezza riguardo gli spiccati effetti collaterali.
In questo contesto, che ruolo possono avere le terapie manuali?
Sfatiamo immediatamente un falso mito ancora troppo diffuso: le ernie non rientrano! Un mio docente per farmi rendere l’idea mi disse che sarebbe come far rientrare il dentifricio uscito dal proprio tubetto: è impossibile. Per cui né l’osteopata né alcun altro terapeuta può essere in grado di farlo.
Ciò che può fare l’osteopata è correggere le cosiddette disfunzioni somatiche, cioè dei “blocchi” (locali e a distanza) che collaborano al manifestarsi di tale sofferenza, così da ristabilire la normale mobilità vertebrale e riattivare la circolazione locale dei capillari del nervo, che se compressi alla lunga possono causare danni anche irreparabili.